di Saverio Costanzo, 2009
2 marzo 2010
"Un film sincero, duro, diretto al cuore, pieno della sofferenza del popolo palestinese"
David di Donatello come Miglior Regista Esordiente
La casa della famiglia Bakri si trova a metà strada tra gli insediamenti israeliani e un villaggio arabo. I Bakri, palestinesi, sono piuttosto agiati e colti. Mohammad, il padre, è preside di una scuola secondaria e grande appassionato di letteratura inglese. Dopo uno scontro a fuoco, l'esercito israeliano occupa, per ragioni di sicurezza, il secondo piano dell'abitazione e chiede alla famiglia di lasciare la casa. Mohammad si rifiuta, non vuole andar via…
LA FRASE DA RICORDARE
"Mohamed Bakri: Se non sai mordere che senso ha mostrare i denti?"
Parlare con Saverio Costanzo e i suoi due attori Mohamed Bakri e Lior Miller (rispettivamente un palestinese e un israeliano) è molto interessante e allo stesso tempo un piacere. Il regista, con "Private", già venduto in 35 paesi, probabilmente il film più venduto nella storia del cinema italiano (in America verrà distribuito dall'Avatar in occasione del New Director's Film Festival che si terrà al Moma a New York), è riuscito a mettere insieme palestinesi e israeliani, e a esprimere una "politica privata" intimista e universale.
Come è nata l'idea di questo film?
E' stata una mia amica giornalista che si trovava a Gerusalemme che mi ha raccontato di alcuni fatti, fra cui quelli relativi alla casa di cui parlo nel film. In questa casa, tuttora, un arabo vive con i soldati israeliani sul tetto. Essendo in un luogo isolato è una posizione utile ai militari poiché non hanno dovuto distruggere le case circostanti, come accade di solito, per avere la visuale libera da ostacoli. Il direttore della Cinemateque di Tel Aviv dopo avere visto "Private", mi ha detto che era la prima volta che un film aveva la partecipazione di entrambe le parti, e in cui la parola "occupazione" era pronunciata dai soldati israeliani.
Sappiamo che c'è stata una proiezione in Israele del tuo film, come è andata e come hai vissuto quel momento?
A settembre siamo stati al Festival di Haifa, ed è stato lo screening più commovente. Non pensavamo di essere accolti in questo modo, e dopo la proiezione, quando c'è solitamente una breve conferenza stampa, tutti i presenti hanno chiesto di spostarci fuori, in un prato antistante, per continuare a parlare insieme. Siamo stati lì per due ore, accerchiati dal pubblico che ci copriva di domande. Persone di tutte le generazioni, commosse per il film. Loro definivano "Private", un film che rappresentava la loro sensibilità. Inoltre ci ha sorpreso che l'essere rappresentati da degli esterni (gli italiani in questo caso) non li abbia indispettiti in alcun modo. Ci siamo sentiti veramente bene accolti. In Palestina faremo a Febbraio una proiezione a Ramallah, recuperando quella saltata ovviamente per le elezioni. Ethan Fox, il regista di "Yossi & Jagger", conosciuto nel percorso dei Festival, sta aprendo una società di distribuzione per distribuire "Private". Questa è un'altra dimostrazione di una generazione israeliana che ha una coscienza critica molto forte.
Devo ammettere che alla prima proiezione ad Haifa, qualcuno si è indispettito, come qualche quotidiano, ma come ben sappiamo il pubblico dei Festival è aperto al dialogo.
Domanda a Mohamed Bakri. Come è stato accolto il film in Palestina e cosa pensa dell'elezione di Abu Mazen?
Il film non è stato ancora mostrato in Palestina e quindi non so come lo accoglierà il pubblico, ma ho la sensazione che piacerà, perché a me è piaciuto.
L'elezione di Abu Mazen, devo ammettere che mi fa molto felice, poiché ha un'idea moderata di affrontare una questione molto complessa. Devo anche dire che la sua visione collima assolutamente con quella del film.
Domanda a Mohamed Bakri e Lior Miller. Come è stato accolto il desiderio di una produzione straniera il desiderio di parlare della vostra realtà, e quanto la vostra esperienza personale ha influito sulla recitazione e nel vostro rapporto con la storia?
Mohamed Bakri: Credo che una produzione straniera che parli dei miei problemi sia più un fatto positivo che negativo, e talvolta è persino più obiettiva, è come se uno vedesse se stesso, in questo caso, nello specchio di Saverio (Costanzo). Però sotto sotto, noi attori, israeliani e palestinesi, lottavamo per portare Saverio dalla nostra parte, tuttavia non ci siamo riusciti perché lui aveva le idee chiare.Quindi lavorare con lui è stato veramente molto piacevole.
Lior Miller: Non ho niente da aggiungere. Anche per me è così, come ha detto Mohamed.
Intervista di Mattia Nicoletti
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