di Claudia Llosa (Spagna/Perù, 2008)
28 settembre 2010
"Una ragazza e il suo terrore nei confronti dell'altro sesso nel Perù del dopoterrorismo"
Orso d'Oro Ferstival Berlino 2009
Sul letto di morte, la madre di Fausta le ricorda cantando che lei é stata allattata con il "latte del dolore" perché nata negli anni in cui terrorismo e stupri erano all'ordine del giorno. Dopo la morte, Fausta vorrebbe offrire alla madre un dignitoso funerale ma i pochi soldi sono stati utilizzati per preparare i festeggiamenti. Nel tentativo di reagire al proprio stato di depressione, Fausta trova lavoro come cameriera nella grande casa di una pianista.
LA FRASE DA RICORDARE
"Dobbiamo cantare per dimenticare, per cancellare nostra paura"
La protagonista racconta...
Conoscevo già la sindrome della “teta asustada – il latte del dolore” da molto tempo, prima di incontrare Claudia. Sono cresciuta tra i racconti delle donne del mio villaggio e quelle conosciute quando accompagnavo mia madre nei suoi viaggi per vendere frutta nei vari villaggi. Ogni volta che sentivo storie di questo tipo, ogni volta che vedevo piangere una madre mentre ci raccontava come vivevano i suoi figli, mi veniva una rabbia infinita. Finivano sempre il loro racconto dicendo “chiedo solo al Signore di permettermi di dimenticare tutto”. Ciò che mi faceva infuriare di più era che queste donne che soffrivano, che avevano e continuano ad avere bambini indesiderati, figli dello stupro, vengono trattate da bestie dai loro stessi mariti.
So che Fausta non è l’unica, ci sono molte donne come lei, sono in molte a cercare la luce. Forse coloro che non hanno mai conosciuto una donna stuprata riterranno che questo film sia puramente finzione.
Interpretare Fausta è stato difficile per me. Alcune scene erano estremamente difficili, in particolare quella in cui Fausta è costretta a indossare un vestito celeste e correre. Nel complesso è stato estremamente faticoso, perché Fausta non ha nulla in comune con me. Dopo le prove mi sentivo sempre depressa, perché non riuscivo a trovare Fausta in me, anche se avevo conosciuto molte donne che erano state violentate durante la guerra. Ma un giorno, durante le prove, Claudia mi ha detto: “Fausta è già dentro di te”, e in quel momento ho iniziato a sviluppare la sua voce, il suo modo di trovare conforto, di cantare… Fausta è emersa dal mio profondo grazie alla musica.
La musica è la mia vita, non l’ho mai studiata, ma mi sono sforzata di comporre qualcosa per Fausta… mi lasciavo semplicemente trasportare dalla melodia. Non ho mai studiato teoria della musica, ma spero di avere la possibilità di approfondire la materia. Quando ho composto le canzoni per Fausta, ho suonato la stessa nota costantemente, perché la musica per me è qualcosa che utilizzo per liberarmi di ciò che mi irrita o mi può ferire – ma Fausta la usa per trovare conforto.
Conferirle una voce è stato molto più facile, perché Fausta era già dentro di me. Ma quando abbiamo finalmente girato la scena in cui Fausta canta per consolarsi… è stata una scena molto complicata perché io non canto in quel modo. A quel punto mi sono resa conto che fare l’attrice non è un lavoro facile.
Vorrei anche approfittare per dire che è stato un piacere immenso lavorare di nuovo con Claudia; è stato davvero fantastico! Molto diverso dall’esperienza di Madeinusa, perché da allora abbiamo imparato entrambe molto sul cinema. Mi sono sentita, come sempre mi sentirò, molto fiera della mia amica Claudia !
Magaly Solier
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